In pensione dopo 42 anni di lavoro da orologiaio. Uno dei molti casi di longevità lavorativa da Hausmann & Co.
Quest’anno è arrivato, per un dipendente che ha dedicato la sua vita lavorativa alla nostra azienda, il momento per riposarsi e dedicarsi a sé stesso.
Dopo 42 anni e quasi un record di longevità lavorativa, queste le parole che ci ha regalato.
“Non è molto frequente che un figlio segua le orme professionali di un genitore. Per me non è stato così: mio padre svolgeva in casa la sua libera professione di orologiaio, ed il poco spazio a disposizione obbligava uno dei due fratelli a dormire nella stanza adibita a laboratorio; quando mio fratello più grande si è sposato (evviva) mi sono trasferito dalla stanza da letto dei miei genitori al laboratorio. Questa era per me una conquista ed il fatto di condividere lo spazio con ospiti così rumorosi non mi disturbava affatto: pendoli, orologi a cucù, sveglie non certo silenziose e orologi vari erano ninne nanne al mio sonno e hanno influenzato inconsciamente il mio indirizzo lavorativo. Nonostante la presenza a contatto con l’attività di mio padre non mi sentivo affatto coinvolto e rivolgevo i miei interessi di ragazzo a quelli giovanili dell’età. Arriva sempre prima o poi la necessità di fare delle scelte e nel mio caso specifico, non lo ringrazierò mai abbastanza, decisi di seguire il suo consiglio di seguirlo nella professione e dopo tre anni mi diplomai alla Scuola d’orologeria. La meccanica fine e il lavoro manuale -in qualche modo creativo- soddisfacevano la mia attitudine. Il periodo economico favorevole favoriva le assunzioni: un paio di esperienze in ambienti diversi (prima di Hausmann) forgiarono il mio carattere e affinarono gli elementi di base acquisiti a Scuola. Quello con l’orologeria non era stato un amore a prima vista, anche se tutte le circostanze lo indicavano probabile, ma alla stessa maniera di qualche matrimonio nato per interesse, l’amore è cresciuto man mano e ha reso l’unione indissolubile. Avere tra le mani a Scuola il primo orologio sapendo che era affidato alle mie cure mi riempiva d’orgoglio; le prime sensazioni nell’ascoltare il suo ticchettio al di fuori dalla mia stanza da letto è uno dei ricordi più belli.
Fare una cronologia dell’attività svolta durante i miei 42 anni da dipendente nella stessa Ditta Hausmann è possibile, ma credo che questo non interessi poiché è già certificato dai libri mastri; quello che non è scritto da nessuna parte appartiene alla sfera delle emozioni: esplodono dentro nel momento che si prende atto che un ciclo si sta chiudendo e un’altro sta per aprirsi. Il colloquio di lavoro prima di essere assunto è stato con il Sig.Joe: è stato un piacere conoscerlo e ricorderò sempre la sua disponibilità e attenzione ai problemi di varia natura che il corso della vita ci riserva. Lui e il Sig.Franz hanno costituito un binomio che dava sicurezza a tutti i dipendenti, consapevoli della stabilità del nostro lavoro; la serenità dell’ambiente di lavoro, per disciplina vissuta da tutti quasi in religioso silenzio (per me inizialmente duro da rispettare) mi stimolava e pur nelle difficoltà iniziali avute nell’esercizio delle funzioni che mi si richiedevano ero felice di appartenere ad un gruppo di lavoro accanto a dei colleghi pronti a trasmettermi le loro competenze. Posso affermare tranquillamente che buona parte della mia vita l’ho trascorsa presso il Laboratorio Hausmann in “matrimonio multiplo”: sono colpevole di aver convissuto con tanti uomini e con tante donne. Ho cercato di essere fedele con tutti senza far torto a nessuno; ho litigato qualche volta con orologi dispettosi mentre cattivi pensieri mi consigliavano di cambiare mestiere; effettivamente mi piaceva e mi piace fare anche altro, ma ho amato il mestiere (tramandatomi da mio padre) che ha dato da vivere alla mia famiglia.
Al Sig. Ernesto va la stessa gratitudine: quando ha preso il timone della sua nave, l’ha condotta con sapienza anche in presenza di “scricchiolii”; i suoi discorsi, la sua chitarra e la signorilità rimarranno nella storia della Ditta.
Il sig. Piero era buono e originale; ci ha regalato la sua amicizia, non lo dimenticherò mai.
Non può mancare il ricordo dei colleghi “storici” del laboratorio, anche se ho vissuto solo una piccola parte di tempo con loro: due tedeschi di razza, il sig. Bull e Max Herr; il primo addetto alla piccola orologeria, autore di interventi “pazzeschi” (forava pignoni di acciaio sottili come capelli, e vi inseriva i perni ricostruiti) e non solo…; il sig Herr addetto alla pendoleria si occupava anche di quella presente nella Città del Vaticano ; mi capita ogni tanto di osservare in TV il Santo Padre seduto davanti alla scrivania del suo studio e non posso fare a meno di attirare l’attenzione di chi mi è accanto, indicando che “quella cappuccina” periodicamente è in laboratorio in assistenza, come se fossi io a fare l’intervento. La tradizione di collaborazione con il Vaticano continua, altri si sono alternati e si alternano in quel compito, proprio in quel gruppo di lavoro al quale io mi sentirò sempre legato. Il ricordo mi lega ancora ad altri colleghi che non ci sono più e con i quali c’è stato un rapporto di reciproca stima e simpatia quali Mario Caporali e Filippo Ventura; la lunghissima presenza del sig. Discher nel negozio storico di via del Corso (più di 70 anni) fa sembrare una “quisquilia” quella mia di 42 anni.
Da più di 200 anni, nello stesso spazio fisico e temporale, datori di lavoro e dipendenti si alternano alla realizzazione del progetto al quale ho avuto il privilegio di partecipare. Naturalmente la maggior parte di loro non l’ho conosciuta; aver fatto qualche nome ad esempio non esclude tutti gli altri dai miei ricordi, affioreranno ogni tanto e mi faranno compagnia.
Il sig.Benedetto e il sig.Francesco rappresentano il presente, sono grato a loro per avermi dato la possibilità di lavorare tanti anni dopo il pensionamento e di avermi consentito un’uscita non traumatica; di questo devo anche ringraziare Giulia e Daniele per il compitino a casa che mi fa sentire ancora utile; con Mario Cauti (compagno di scuola e di lavoro e di vita), Maurizio e Remo ho condiviso la lunga permanenza; un po’ meno tempo ho trascorso con i giovani colleghi attuali del laboratorio (Daniele, Fabio, Patrizio, Stefano D., Stefano B., Ciro, Danilo); con tutti ho un ottimo rapporto, il futuro è loro e non sono nei miei ricordi perchè l’amicizia non va in pensione…… la mia presenza con loro “spero” sarà costante nel tempo.
Ho avuto un ottimo rapporto anche con i colleghi e le colleghe dei negozi; ho combattuto con la simpatica goliardia di Mario Didone e con la fede biancazzurra di Natalino: non ci sono stati né vinti e né vincitori, anche questo mi mancherà.
Sembra quasi un testamento, ma di cose da ricordare ce ne sono tante e vi assicuro che ne passerà del tempo prima che le avrò raccontate tutte ai miei “futuri”(?) nipoti. A PRESTO!”
Grazie a te, Giancarlo!