Le famiglie Hausmann e Frielingsdorf nella tradizione dei Deutch-römer

Timbro apposto su un libro di orologeria da Hermann Frielingsdorf nel 1895

A Roma visse una folta e unita comunità di artisti e letterati di lingua tedesca, di origini austriache o prussiane, che acquisì una importanza notevole soprattutto nel XIX secolo, anni nei quali Joseph Anton Koch, capostipite delle famiglie Hausmann e Frielingsdorf, ne rappresentò uno dei fulcri principali.
Roma fu sempre una città di attrazione per gli artisti europei, inclusi quelli di origine tedesca, che in gran numero si trasferirono nella città papalina. Primo fra questi fu l’artista e letterato Albrecht Dürer, che si trasferì a Roma nel 1494.
Ne seguirono molti altri, fino a quando alla fine del ‘700 il gruppo di infoltì intorno alla figura carismatica di Joseph Anton Koch. Questi fu punto di riferimento per la comunità dei Deutch-römer sia per le qualità della propria produzione artistica che per l’autentica integrazione che riuscì a costruire con l’Italia. Si trasferì stabilmente a Roma, e definitivamente dopo il matrimonio con la figlia di un vignaiolo della Campagna Romana, Cassandra Ranaldi. Le radici italiane divennero tali e forti che da lui si attivò una discendenza ancora fortemente romana, nonostante i cognomi evochino un retaggio teutonico. Fra queste famiglie ricordiamo, oltre ovviamente ai Koch, gli Hausmann, i Frielingsdorf, i Bretschneider, i Curti Gialdino e i Lodoli.

Una cospicua parte del gruppo dei Deutch-römer diede vita al movimento dei cosiddetti Nazareni, così battezzati da Joseph Anton Kock per via del loro forte legame con il cattolicesimo, uno stile di vita monastico ed un lungo taglio di capelli. Questo gruppo di pittori condivideva gli stessi luoghi cari a Joseph Anton Koch: i panorami di Olevano, la città natale della moglie Cassandra, e il bosco della Serpentara.
La comunità dei tedeschi a Roma era solita riunirsi in via dei Condotti, presso il Caffè Greco. Friedrich Heinrich von der Hagen, professore di Breslavia, così descrive le riunioni al Caffè: “Accorrono subito al Caffè Greco, che è stato soprannominato Caffè Tedesco, perché è vicino alla locanda dei Tedeschi e perché nelle sere di festa vi si riuniscono quasi tutti gli artisti tedeschi”.
Ancora più esauriente è Daniel Amadeus Atterbom, critico e poeta svedese che confida ad un amico epistolare, facendo riferimento al tempo trascorso al caffè Greco: “Qui la vita arde nelle vene come un fuoco cocente (…) e ci si stente sospinti a vivere, ad amare, a scrivere, a scolpire, a dipingere.” Per questo, forse, lo informava in un’altra lettera del 1818 “ogni anno emigrano dalla Germania a Roma numerosi artisti, scienziati, poeti e signore. Il numero degli uomini è tanto grande che permette loro di costituire qui sistematicamente una nazione facente del tutto parte a sé, liberamente retta da proprie leggi, principi e costumanze. E i rappresentanti di questa particolare “colonia” sono tutti lì, facilmente riconoscibili ed identificabili”.
E’ questo flusso costante di artisti e scienziati che si spostano dalla Germania che porta a Roma anche gli orologiai Ernst Hausmann, prima, e Hermann Frielingsdorf, poi. I due rilevarono l’orologeria di un orologiaio romano senza discendenza, radicando così la propria famiglia di origine tedesca nel territorio romano. Territorio che ancora oggi, a distanza di un secolo e mezzo, ospita l’azienda che ancora porta il nome “Hausmann & Co.”

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