L'attività di Hausmann & Co. negli anni delle guerre

Gli anni della Prima Guerra Mondiale furono anni difficili per il negozio di orologi. Il commercio è al collasso, e l’insegna con il nome tedesco non rappresenta un aiuto. Già gli anni della prima guerra mondiale rappresentano tempi difficili per un esercizio commerciale di nome germanico, nel cui laboratorio lavorano molti tecnici di origine tedesca. Ma la presenza dei primogeniti dei nove figli di Ernst Hausmann, Joseph e Maximilian, di nazionalità italiana, nelle fila dei Granatieri di Sardegna, impegnati in prima linea sul versante austriaco con indosso le familiari uniformi, convince i romani a tollerare e a considerare ormai “loro” quelle insegne tedesche su Via del Corso, all’epoca alquanto scomode.

Ma il destino di Joe e Max Hausmann non contempla il loro rientro a Roma, ed entrambi trovano la morte sul Monte Grappa sotto le granate austriache. Oggi riposano con la Medaglia d’Argento al Valor Militare nel Cimitero Monumentale di Redipuglia.

Con Maurizio Frielingsdorf e Franz Hausmann, l’ultimo dei nove figli di Ernst e fratello minore di Aloys, la Ditta arriva alle soglie del secondo conflitto mondiale. Le attività commerciali, e soprattutto quelle appartenenti al settore del lusso, soffrirono anni di difficoltà estrema. I commerci internazionali, anche con la neutrale Svizzera, sono difficili, e quelle poche merci che riescono a giungere a Roma si devono alle “arti” commerciali di Maurizio Frielingsdorf, maestro nel barattare vagoni interi di scope di saggina, di astucci o di fiori, in cambio di orologeria di lusso. In quel periodo, gli stipendi ai lavoranti vengono spesso pagati in natura, con sacchi di farina o altri alimenti. Pur nella difficoltà, non viene meno l’impegno sociale: Maurizio Frielingsdorf aiuta una famiglia appartenente alla comunità ebraica romana a nascondersi, meritando così la nomina a Giusto delle Nazioni nello Yad Vashem.

Di quegli anni, il nostro archivio storico conserva due particolari documenti, entrambi datati 1934.

Il primo, su carta intestata della “Confederazione Nazionale Fascista del Commercio“, diretto a Maurizio Frielingsdorf, socio di Hausmann, in qualità di delegato del Comitato Tecnico Nazionale di “Orafi, Orologiai, Gioiellieri, Argentieri”. Particolare la data, che riporta, accanto all’anno 1934, l‘indicazione “XII°”, da leggersi come il dodicesimo anno dell’Era Fascista.

Il secondo, su carta semplice, rappresenta la dichiarazione, da parte di un lavorante, di aver ricevuto per intero la liquidazione spettante per la “chiamata alle armi”. Anche in questo caso, al fianco dell’anno 1934, è indicato l’anno fascista, che è però il XIII. Il conteggio degli anni adottava infatti come data di inizio quella del giorno successivo alla marcia su Roma, che avvenne il 28 ottobre 1922.

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Comunicazione da parte della Confederazione Nazionale Fascista del Commercio

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Lettera di accettazione della liquidazione per chiamata alle armi, da parte dell'impiegato Silvi Alfredo.

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