Impegno durante la Seconda Guerra Mondiale, e il riconoscimento come “Giusti fra le Nazioni”
E’ nel 1943, anno del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma, che i coniugi Frielingsdorf si impegnano a nascondere e proteggere una famiglia di religione ebraica, guadagnando il titolo di Giusti per le Nazioni.
La famiglia di Maurizio e Maria Frielingsdorf era solita trascorrere l’estate a Santa Marinella, sul litorale laziale. Tanti anni sono stati vicini di ombrellone di Marina Della Seta, che apparteneva ad una fra le famiglie ebree più antiche nella comunità del Ghetto di Roma. Marina aveva aperto il cuore a Maria e Maurizio durante i duri anni delle leggi razziali, raccontando preoccupazioni e difficoltà della vita sotto il Regime per le persone di fede Ebraica. In quelle occasioni di chiacchiere estive, Maurizio e Maria avevano offerto la propria disponibilità ad un aiuto, in caso di difficoltà.
E’ proprio questa offerta di aiuto che rimane nella memoria della donna quando nel Ghetto di Roma gira l’avvertimento di una anziana signora, quasi una Cassandra: “Li ggiorni prossimi porteno una nuova stragge peggio di quella d’Erode. Mettete ‘n sarvo armeno le creature, che fra n’po’ chi sta drento sta drento, chi sta fora sta fora”.
Il 16 ottobre fu l’infausto giorno del rastrellamento ebraico nel Ghetto di Roma. Alle 5.15, prima dell’alba, le SS si riversano nelle strade accedendo dal Portico d’Ottavia, e rastrellano 1024 persone, delle quali oltre 200 erano bambini. Il 18 ottobre, due giorni dopo, un treno composto da diciotto vagoni piombati parte alle 14.05 dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriva a destinazione, nel campo di concentramento polacco di Auschwitz. Solo quindici uomini e una donna faranno ritorno a Roma.
Ma quel 16 ottobre Maria fu salvata dal portiere del suo edificio, che nel cuore della notte svegliò lei e la sua famiglia per avvisare del rischio ed aiutarle a lasciare la loro abitazione. Iniziarono così giorni movimentati ed incerti per Marina, sua figlia e sua madre Ester: si rifugiarono prima presso l’Istituto Dermopatico Dell’Immacolata, ospedale romano per le malattie della pelle, poi si spostarono in campagna presso alcuni amici che gli consentivano condizioni di vita più confortevoli. Ma in questo nuovo rifugio furono tradite dalla segnalazione di un vicino, e scamparono alla cattura grazie ad un salvifico imprevisto: la pattuglia delle SS che si era diretta ad arrestarle bucò una delle ruote della macchina. Il fattore presso il quale si fermarono per sostituirla fece in tempo ad avvisare Marina e la famiglia, che partirono di nuovo alla volta dell’Ospedale.
Fu in questi giorni di paura che Marina si ricordò della proposta di aiuto ricevuta durante i giorni lieti al mare da parte della famiglia Frielingsdorf. Così si diresse verso l’Aventino, trovò il civico in via Aventina, e una porta che si apriva per lei, sua figlia e sua madre. Marina e la figlia vissero in casa di Maria e Maurizio Frielingsdorf per un anno circa: nascoste fino alla liberazione di Roma il 4 Giugno del 1944, e ospiti ancora per i successivi 6 mesi, poiché la casa dei Della Seta era stata gravemente danneggiata durante i combattimenti. Occuparono una stanza lasciata libera dal primogenito maschio, Joe, che negli anni della Guerra si trovava in Svizzera per studiare tecnica orologiera presso il Technicum di La-Chaux-De-Fonds, la maggiore scuola di orologeria moderna dell’epoca. Per lo stesso periodo, la mamma di Marina, Ester, fu alloggiata in un piccolo appartamento sotterraneo nello stesso stabile.
Marina non dimenticò l’aiuto ricevuto. E’ stata la segnalazione da parte della sua famiglia a far iscrivere Maurizio e Maria Frielingsdorf nello Yad Vashem, il giardino dei Giusti delle Nazioni, avvenuta il 3 Aprile del 2006. Lo Yad Vashem, un vero e proprio parco della Rimembranza a Gerusalemme, che unisce musei e installazioni nei giardini, cura un progetto su scala mondiale di recupero della memoria dei nomi e delle storie dei Giusti (“Righteous among the Nations”), uomini e donne che hanno rischiato la propria vita per salvare quella di ebrei perseguitati durante gli anni dell’Olocausto.
La storia gioca, a volte, con il destino degli uomini. Negli stessi anni, un’altra famiglia scappava, questa volta da Milano, per trovare rifugio nel litorale laziale, a Terracina più precisamente. Era la famiglia Foà, connotata da un cognome di tradizione ebraica nonostante la conversione alla religione Cattolica dei suoi membri. Anche in questo caso la fuga fu rocambolesca: da una bella casa milanese, solo un elegante servizio da thè in argento inglese fu portato via a ricordo della propria dimora. La famiglia Foà aveva due figli: Maria Grazia, detta Graziella, e Giorgio. Graziella incontrò Joe di ritorno dalla Svizzera, alla fine della Guerra, e si sposarono, unendo storie di fughe e di speranza, e proseguendo la progenie Frielingsdorf, ancora oggi presente all’interno della società Hausmann & Co.