Complicato, per un orologio, è bello
Le complicazioni, in un orologio meccanico, sono dispositivi meccanici supplementari, in grado di fornire indicazioni aggiuntive a quella dell’ora, correlate allo scorrere del tempo. Le complicazioni possono essere costituite da un meccanismo aggiuntivo che si applica sopra ad un calibro di base, in logica di “sandwich” (gli orologiai svizzeri ci perdoneranno, per semplicità di spiegazione, l’anglicismo!), oppure, nei casi di maggiore pregio, integrate insieme agli ingranaggi di base dell’orologio, a tutto vantaggio dello spessore del movimento.
Le complicazioni alle quali più spesso si fa riferimento sono il cronografo, per la misurazione ad esempio dei tempi di gara, i calendari, che siamo semplici, annuali o perpetui, i dispositivi per la lettura di due o più fusi orari, o le indicazioni astronomiche, da quelle più semplici, come le fasi lunari, a quelle più sofisticate come l’equazione del tempo o la mappa del cielo.
La giusta importanza, in questo ambito, va data anche ad una complicazione che spesso diamo per scontata: la lancetta dei secondi centrale.
L’indicazione visuale dello scorrere del tempo tramite la lancetta dei secondi dovrebbe essere sempre offerta da un orologio, posizionata in un autonomo quadrantino decentrata, e non può essere considerata una complicazione aggiuntiva (fanno eccezione i modelli extrapiatti, in cui essa è sacrificata per ridurre al minimo lo spessore). Se, però, la lancetta dei secondi è in posizione centrale, coassiale con quelle delle ore e dei minuti, possiamo a buon diritto parlare di complicazione. Infatti la meccanica tradizionale degli orologi prevede sempre la posizione decentrata dell’ingranaggio dei secondi, rendendo così necessario un ruotismo addizionale per comunicare il moto alla lancetta centrale. Inoltre non va sottovalutata la difficoltà costruttiva dei tre perni, due dei quali forati internamente, che supportano le tre lancette coassiali.