Watchmaking storytelling: gli orologi a calendario perpetuo

Quando Gregorio XIII, nel 1582, ideò quel Calendario Gregoriano, che ancora oggi regola lo scorrere del nostro tempo, non pensò certo ai problemi che avrebbe creato agli orologiai nei secoli seguenti.

Misurare lo scorrere del tempo con uno strumento che fosse portatile e sufficientemente preciso divenne infatti realtà nel XVI secolo, ma dobbiamo attendere la fine del XVIII secolo perchè le difficoltà del Calendario Gregoriano fossero brillantemente superate da Abraham Louis Breguet, il più grande genio dell’orologeria di tutti i tempi. Nel 1795 Breguet depositò un brevetto per un “Quantième Pérpétuel”, ovvero calendario perpetuo, cioè un orologio da tasca in grado di seguire automaticamente lo scorrere dei mesi con 31, 30, 28 e perfino, ogni quattro anni, 29 giorni.

Questo prodigio della meccanica fu accolto all’epoca come una “pièce de maîtrise” (orologi concettuali non destinati alla produzione ad elevati volumi) fine a sé stessa, senza alcuna utilità pratica, data la scarsa diffusione degli orologi, a quei tempi oggetti di lusso riservati a pochi eletti.

Oggi, però, il diffondersi di orologi con datario sempre più precisi ed economici ha creato il desiderio di non essere costretti a correggere manualmente la data alla fine di ogni mese, rilanciando così l’interesse verso quel prodigio della tecnica orologiera che è il calendario perpetuo da polso.

Da tempo presente nel catalogo della Patek Philippe, la prima Maison ad inserirlo nella produzione continuativa, e poco dopo di altre Maison blasonate quali Vacheron Constantin e Audemar Piguet, l’orologio da polso con calendario perpetuo sta vivendo una seconda giovinezza e nobilita, con la sua presenza, le collezioni di molte marche svizzere.

Concettualmente e tecnicamente più semplice di altre complicazioni inseribili in orologi da polso (ad esempio la ripetizione minuti) il calendario perpetuo resta però la più affascinante. Il cuore di questo prodigio è un piccolo satellite eccentrico che compie un giro ogni quattro anni, determinando così oltre ai mesi con 28, 30, 31 giorni, anche il 29 febbraio, negli anni bisestili. Il calendario perpetuo è normalmente abbinato ad un movimento di ricarica automatica, al fine di evitare che l’orologio possa arrestarsi per la mancata carica, e poter così seguire autonomamente il ciclo di quattro anni. A supporto dei proprietari di questi splendidi oggetti, esistono anche delle custodie porta-orologi dotate di rotori che permettono di tenere costantemente carico il meccanismo.

Si potrebbe pensare, a questo punto, che i problemi creati dal Calendario Gregoriano siano stati brillantemente superati, ma non è così. Infatti c’è una regoletta, una specie di codicillo, che definisce bisestili gli anni secolari (1600, 2000, 2400) solo se divisibili per 400. Pertanto nel 2100, che è secolare, ma non divisibile per 400, tutti i calendari perpetui dovranno essere rimessi avanti di un giorno per passare dal 28 febbraio al primo marzo. Proprio tutti? Patek Philippe ha ideato il meccanismo per un calendario perpetuo “realmente tale”, che tenesse cioè conto anche di questa eccezione. Brevettata in occasione della creazione del Calibro 89, un orologio da tasca eccezionale per tipologia e quantità di complicazioni, questa funzione è assicurata da uno dei meccanismi più “lenti” che l’orologeria conosca:  una camma secolare con un satellite a quattro punte, di cui tre lunghe e una corta. La camma esegue una rotazione in 100 anni. Alla fine di ogni secolo, il satellite avanza di un quarto di giro. Per tre secoli di seguito, le punte lunghe del satellite spostano una leva che consente di fermare il mese di febbraio al 28° giorno. Durante il quarto secolo (anni 2000, 2400, 2800, eccetera), la punta corta non sposta la leva. Febbraio si vede quindi allungato del 29° giorno, che è proprio degli anni bisestili.

Il calendario secolare rimane una complicazione di natura eccezionale, riservata ad orologi super complicati. Ma questo non toglie lustro ai calendari perpetui, che vengono prodotti in pochi esemplari ogni anno, rendendoli oggetti rari e sofisticati, e per questo ricercatissimi da collezionisti ed appassionati.

Per assicurare risposta al piacere di possedere un orologio con l’indicazione della data sempre precisa, riducendo la complessità realizzativa e conseguentemente il costo per il cliente, una brillante innovazione è arrivata nel 1996 da parte di Patek Philippe: il calendario annuale. Si tratta di un meccanismo capace di distinguere fra i mesi di 30 e 31 giorni, che richiede di essere regolato una sola volta all’anno, come indica il nome stesso. Poco importa dunque se si tratti di un anno bisestile o meno, perchè il mese di febbraio rappresenta comunque una eccezione. Il calendario annuale ha il fascino di poter fornire le indicazioni di giorno e mese, permettendo al contempo un significativo risparmio rispetto al calendario perpetuo.

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Il calendario perpetuo per eccellenza di Patek Philippe, ref. 5140. Ultrapiatto, automatico.

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Il calendario perpetuo istantaneo di F. P. Journe

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Da Vinci di IWC Shaffhausen dotato di calendario perpetuo

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Calendario perpetuo di Cartier, su cassa Rotonde, con le caratteristiche geometrie Cartier sul quadrante

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Il Richard Lange “Terraluna” in oro bianco. Il quadrante a tre contatori circolari presenta il design degli orologi di precisione scientifici. Ma sul retro...

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Uno dei due quadranti del Calibro 89, il supercomplicato di Patek Philippe dotato, fra le altre complicazioni, di calendario secolare

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Il calendario annuale Patek Philippe ref. 5396

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Lo Sky-Dweller di Rolex, calendario annuale che indica il mese con una finestrella sopra gli indici delle ore

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